Domenica 18 novembre Dario Franceschini è stato nella nostra regione per sostenere Bersani in vista del voto del 25 novembre. Abbiamo colto l’occasione per proporgli un’intervista da pubblicare sulla sezione toscana del sito AreaDem. Lo abbiamo incontrato al termine della giornata molto intensa, questo il dialogo che abbiamo avuto.
Presidente Franceschini, giornata toscana di campagna elettorale a sostegno di Pier Luigi Bersani in vista delle primarie di domenica prossima, Castelfiorentino, Certaldo, Lucca, Viareggio e Livorno le tappe toccate. Come le sembra il clima e cosa dobbiamo aspettarci dal risultato dopo queste settimane di confronto?
Sono stato favorevolmente colpito dalla partecipazione così alta e sentita. Penso agli incontri di Castelfiorentino e Livorno, con le domande numerose da parte del pubblico e penso al calore che ho trovato a Lucca e a Certaldo. In Versilia ho portato la posizione del Pd sulla Direttiva europea in materia di Concessioni demaniali che riguarda quindi anche quelle per le spiagge per gli stabilimenti balneari, e ho trovato attenzione e disponibilità al confronto da parte degli operatori.
Le primarie si stanno dimostrando una grande occasione di dialogo su temi difficili, che toccano così da vicino i cittadini: come la crisi economica e sociale e il futuro dell’Italia. Certo, ho visto anche molta preoccupazione nelle facce dei nostri iscritti e militanti per una situazione complicata e densa di incognite. Non è facile, lo capisco, comprendere perché abbiamo sostenuto e sosteniamo lealmente il governo Monti che ha dovuto, per salvare il paese, mettere in campo misure economiche drastiche e severe penalizzando tutti i ceti sociali. Ma Berlusconi ci aveva portato sulla soglia della bancarotta, sull’orlo del precipizio. Prima abbiamo costretto Berlusconi alla resa, e poi favorito un governo nell’interesse della nazione. Avremmo potuto essere più egoisti. Chiedere le elezioni anticipate (tutti i sondaggi ci dicevano che eravamo il primo partito) e vincere le elezioni.
Ma prima viene l’interesse dell’Italia e dopo quello di partito. E anche se avessimo vinto le elezioni non si governa una crisi così acuta con il 30 per cento dei consensi. Occorre dunque, e occorrerà, una maggioranza ampia e solida per consentire al nostro paese di riprendersi e tornare a crescere.
Quello che verrà scelto domenica è il candidato premier del centrosinistra. Cosa crede sia importante far capire agli incerti in questi ultimi giorni che rimangono prima del voto. E perché lei ha deciso di sostenere Bersani?
È bene sgombrare il campo da qualunque fraintendimento: le primarie non servono per scegliere il segretario del Pd. Il congresso del partito è già fissato per l’autunno prossimo e in quella occasione faremo le primarie per scegliere il nuovo segretario e rinnovare i nostri gruppi dirigenti. Sarà in quella occasione che faremo anche un serio e significativo cambiamento generazionale. Ma domenica 25 novembre saremo chiamati a scegliere non il segretario del partito, ma il candidato della coalizione dei progressisti da sottoporre al voto degli italiani in quanto futuro presidente del consiglio. Colui che guiderà il governo del paese per i prossimi cinque anni. Come è noto, sono stato l’avversario di Bersani alle primarie del 2009 per la carica di segretario. Ma ho sempre detto
che chiunque di noi due avesse perso, si sarebbe messo da subito al servizio del bene comune, al servizio del Pd. E così ho fatto. Sono stato battuto alle primarie ma poi ho sostenuto Bersani lealmente e convintamente in questi tre anni. E ora lo sostengo per la carica a premier della coalizione allo stesso modo: fermo e convinto. Ritengo Pierluigi la persona più adatta e con le migliori qualità per svolgere un incarico così complesso e importante come guidare l’Italia. La sua preparazione, la sua esperienza e le doti di valido amministratore sono necessarie per fare bene il premier. Ho scelto e vi chiedo di sostenere Bersani anche per un’altra ragione: per la capacità di tenere insieme la coalizione. Nessun partito o coalizione sarà in grado di raccogliere il 51 per cento dei voti alle elezioni. Il prossimo sarà un governo di coalizione e occorre un leader che abbia la capacità ti tenere insieme forze diverse che hanno sottoscritto un programma comune. Bersani è la persona più indicata.
Tra pochi mesi ci saranno le elezioni politiche e il popolo di centrosinistra subito dopo questa mobilitazione sarà di nuovo rituffato in campagna elettorale. Al momento però non sono ancora chiare le regole del gioco perché si parla di cambiare la legge elettorale ma ancora non è stato trovato in parlamento un accordo. Molti dicono che in base anche alla legge elettorale potrebbe mutare lo scenario delle alleanze. Il centrosinistra da questo punto di vista che prospettive ha, e quali sono i punti cardine a cui non è disposto a rinunciare per la legge elettorale?
Temo un colpo di mano da parte di una maggioranza spuria, che non è quella che sostiene il governo Monti formata da Pdl e Lega (che sono ancora maggioranza in parlamento) con la complicità dell’Udc. Non si stravolgono le regole del gioco a colpi di maggioranza. Le regole si cambiano insieme. A maggior ragione la legge elettorale. Se Pdl e Lega mettessero in atto il loro disegno sarebbe un colpo destabilizzante perché la legge elettorale che hanno in mente non favorisce la governabilità. Anzi, la impedisce. Nessuno, all’indomani del risultato elettorale, saprebbe chi governa e chi sta all’opposizione. Stanno per votare un porcellum ulteriormente peggiorato, che introduce una soglia di sbarramento del 42.5% per ottenere un premio di governabilità. Senza possibilità di scegliere i propri rappresentanti. E poiché nessuna forza politica e nessuna coalizione , secondo i sondaggi, è in grado si superare quella soglia, nessuno avrebbe la maggioranza e tutti, Berlusconi compreso, rientrerebbero in gioco dopo il voto, qualsiasi sia il risultato ottenuto. Un pateracchio, peggio del porcellum. Quindi, dobbiamo denunciare questo grave comportamento e cercheremo in parlamento di impedire l’approvazione di questo nuovo disegno, lavorando sino all’ultimo momento utile per approvare invece una legge elettorale che dia stabilità e governabilità.
Nel rapporto con gli altri partiti e le forze moderate che in questo periodo stanno in qualche modo cercando un loro percorso, non ancora chiaro e al momento non univoco, che ruolo dovrebbe avere secondo lei il Pd e che tipo di rapporto deve avere la coalizione di centrosinistra con queste forze?
Il Pd ha favorito la nascita di una coalizione dei progressisti, assieme a Sel di Vendola e ai socialisti di Nencini. Ma abbiamo sempre detto e ripetuto che la prossima legislatura deve vedere insieme i progressisti e i moderati, uniti da un patto programmatico e di governo. E stiamo lavorando affinchè questo si realizzi. Casini non ci sta? Rifletterà. Intanto abbiamo iniziato a dialogare con il movimento del ministro Riccardi, il presidente delle Acli Oliverio e Montezemolo che hanno, e siamo dunque in piena sintonia, affermato di volere un “governo di ricostruzione” dopo le macerie del berlusconismo; un governo che guardi all’Europa e con politiche sociali e di welfare molto più eque. Ecco: quelli sono anche i nostri obiettivi e non vedo perché non possa nascere una collaborazione e un’intesa con loro per un governo stabile, di legislatura che favorisca la crescita e lo sviluppo.
Ha visto il confronto su Sky? Del dibattito all'americana con i contendenti che le sembra?
Ho apprezzato molto il dibattito tra i nostri cinque candidati su Sky. Un nuovo esempio di format televisivo che “rottama” i vecchi talk show. Un esempio lungimirante di televisione intelligente che decreta la fine delle risse e delle dispute senza alcun costrutto. Spero tanto che questo nuovo format prodotto da Sky rappresenti un modello per le prossime trasmissioni di politica in Tv.